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2 mar 2019

“L’estremismo islamico e la sicurezza nazionale. Stumenti di lotta, investigativi e di prevenzione”. A Bari il primo percorso di de-radicalizzazione

“L’estremismo islamico e la sicurezza nazionale. Stumenti di lotta, investigativi e di prevenzione”. A Bari il primo percorso di de-radicalizzazione

Autore: Rita Sanvincenti / sabato 2 marzo 2019 / Categorie: Attualità, Italia, Puglia / Vota questo articolo:
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“L’estremismo islamico e la sicurezza nazionale. Stumenti di lotta, investigativi e di prevenzione”, è il titolo del convegno organizzato dalla Questura di Bari che si è svolto nella sede del Palazzo del Governo il 15 febbraio alla presenza del Capo della Polizia Prefetto Franco Gabrielli, e di relatori quali Lamberto Giannini, Direttore Centrale della Polizia di Prevenzione, Giuseppe Volpe, Procuratore della Repubblica di Bari, Francesca La Malfa, Presidente della 1^ sez. Corte D’Appello di Bari, Giuseppe Gatti, Sostituto Procuratore della Repubblica di Bari, Carmine Esposito, Questore di Bari, Kieran L. Ramsey del FBI ed Izzeddin Elzir, già Presidente dell’Unione Comunità Islamiche d’Italia (U.CO.I.I.).
Durante il convegno – moderato dal giornalista RAI Francesco Giorgino – sono stati illustrati, nel quadro generale della minaccia jihadista, i risultati ottenuti non solo attraverso strategie repressive, ma anche soprattutto in un’ottica di prevenzione e di approccio sinergico tra le diverse forze in campo. È stata confermata la necessità della condivisione d’informazioni e delle attività da parte di tutti gli apparati d’intelligence internazionali. Di estrema rilevanza le nuove misure di prevenzione tese alla de-radicalizzazione, come quelle adottate dal Tribunale di Bari su proposta del Questore Carmine Esposito, condivisa con la Procura della Repubblica. A Bari, prima città in Italia, è stato infatti sperimentato un nuovo percorso di de-radicalizzazione che apre la strada a progetti legislativi attualmente assenti che rafforzerebbero la lotta e la repressione dei fenomeni criminali con efficaci azioni di prevenzione.
Il precorso di de-radicalizzazione, avviato nel 2017, spiega nel dettaglio una nota della Questura, “si inserisce nell’ambito delle prescrizioni di una misura di prevenzione, la sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno irrogata, all’esito di un’indagine per terrorismo internazionale e apologia del terrorismo, nei confronti di Alfredo Santamato, italiano convertito all’Islam. Nei suoi confronti è stato attivato, in collaborazione con l’Università di Bari, un cammino mirato alla de-radicalizzazione, pur in assenza di una specifica legge in materia, consistente in un percorso di recupero svolto secondo un programma multi-disciplinare, socio-culturale-giuridico. Ritenuto socialmente pericoloso, Santamato, in quanto, attraverso il web, aveva stretto amicizia con internauti adusi all'ideologia apologetico-terroristica, o essi stessi jihadisti, condividendo sui social una serie di messaggi farneticanti e integralisti, che esaltavano la lotta contro il nemico e giustificavano gli atti violenti, si era formato e radicalizzato con un approccio misto, attingendo prevalentemente dal web ed usando, in via residuale, la via tradizionale della formazione in moschea e sui testi sacri. Nel caso di specie, la peculiarità risiede nell'aver considerato la radicalizzazione quale precondizione legittimante all'applicazione di una misura di prevenzione. La meticolosa attività d'indagine e l'attento monitoraggio condotti dagli inquirenti hanno, infatti, permesso di cogliere il fenomeno, con tempestiva intuizione, prevenendo, quindi, la commissione di atti eversivi. Quanto alle concrete modalità di concretizzazione della misura in parola, docenti del Dipartimento di Giurisprudenza della locale Università, già impegnato nella definizione di programmi di studio sul tema dei rapporti tra stato e religioni, hanno stilato un programma e delle linee guida per orientare l'azione d'intervento dei mediatori sociali nei percorsi di recupero, in un'ottica di bilanciamento, tra tutela delle garanzie individuali e del principio di laicità ed effettività dell’azione di recupero. Tali mediatori, nominati dal giudice, esperti nella particolare branca del diritto pubblico delle religioni e in tecniche di assistenza socio-culturale, hanno orientato la loro azione de-costruendo l'ideologia eversiva e ri-costruendo una coscienza critica interattiva, mirando ad avviare il soggetto al rispetto dello stato di diritto, secondo una strategia disegnata sul caso singolo ma replicabile e/o adattabile a fattispecie analoghe. Per combattere efficacemente la minaccia terroristica si è, quindi, dell’avviso che risulti indispensabile far ricorso a forme maggiormente efficaci di ‘integrazione’, di cui la de-radicalizzazione costituisce, sicuramente, un caposaldo fondamentale”.
Gli interventi della Digos di Bari nel biennio 2017-2018, per reati con finalità di terrorismo, si sono conclusi con 4 arresti (1 per apologia e 3 per associazione); 2 sorveglianze speciali disposte; 9 espulsioni. I risultati mostrano l’alto livello di attenzione e le ottime strategie di controllo e di investigazione, come quella che ha reso possibile l’operazione “Yusuf”.
“La crescita esponenziale della minaccia terroristica di matrice jihadista, sia autoctona che esterna all’Europa, è un dato indubitabile, che spinge a meglio comprendere le ragioni e le modalità di maturazione dei processi di radicalizzazione”, dichiara il Questore Esposito. “L’Italia – prosegue - non è immune da rischi di attentati, soprattutto ove si consideri che, nella propaganda dello Stato Islamico, si menzionano, a più riprese, l’Italia e la città di Roma come possibili obiettivi. Proprio in tale contesto, la città di Bari si pone come crocevia di transiti da e per l’Est Europa ed i territori del Nord Africa, anche per via della sua collocazione geografica, centrale nel bacino del Mediterraneo e porta di ingresso verso il Nord Europa. I processi di radicalizzazione possano essere avversati e prevenuti con il coinvolgimento di una pluralità di Enti, anche del mondo civile, e la condivisione di programmi che, secondo un approccio pragmatico, vedano unite intelligence, magistratura e ricerca universitaria”.
Le parole del Capo della Polizia Gabrielli, a conclusione del convegno, hanno ricordato quanto sia stato in questi anni prezioso non avere paura e continuare con la propria vita, mantenendo la propria identità e i propri valori, pur nel rispetto dell’accoglienza. “Nel nostro Paese – ha dichiarato - ci sono organi di Polizia, servizi di intelligence e magistrati che garantiscono a questo Paese una cornice di sicurezza". Ha infine ribadito che il punto di forza del contrasto alla minaccia terroristica è rappresentato senza dubbio dallo scambio delle informazioni e dalla condivisione dei risultati delle attività d’intelligence.




Nella foto: Capo della Polizia Franco Gabrielli (in primo piano). Kieran L. Ramsey (da dx), Giuseppe Gatti, Carmine Esposito, Francesco Giorgino, Lamberto Giannini, Francesca La Malfa, Izzeddin Elzir.



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